Martedì 21 settembre, in prima serata su Italia 1, va in onda la terza puntata di Buoni o Cattivi, il programma di Videonews condotto da Veronica Gentili, che racconta spaccati della realtà italiana, attraverso storie vere in presa diretta, senza filtri, al confine tra il bene e il male.
Loro di Napoli si concentra sulle contraddizioni di una delle città più belle del nostro Paese, Napoli, che vive maggiormente il conflitto tra l’essere buono o cattivo: da una parte la città del cuore e del talento, dall’altra quella della violenza e dell’illegalità.
Nel film il racconto di vite segnate ora dalla speranza ora dagli omicidi, dai pentimenti e dai conflitti, dalle ombre più scure o dalla fiducia nei giovani. Le telecamere di “Buoni o Cattivi” seguono, tra gli altri, chi ha messo la città a ferro e fuoco disseminando morte, con la testimonianza di Gennaro, noto come “Genny terremoto”. Ma anche Mena, la “maestra di strada” che cerca di combattere la dispersione scolastica andando a prendere i ragazzi casa per casa, perché crede ancora che le cose, anche se rotte, possano essere riparate. E ancora, la storia di Ugo Russo, il quindicenne morto mentre tentava una rapina con una pistola giocattolo e quella di Pietro Ioia, l’ex narcotrafficante convertito alla legalità che fa la spola tra le madri disperate e i loro figli in carcere. Tra i protagonisti anche coloro che realizzano, rimuovono o proteggono i murales dei vicoli, da quelli che ritraggono giovani pregiudicati uccisi a quelli dedicati al mito di Maradona, con un’intervista al vecchio tifoso la cui finestra di casa deturpa il volto del suo campione e che, per devozione, non apre mai.
Sulle mille sfaccettature di Napoli, Veronica Gentili intervista Clementino, popolarissimo rapper, talento di buona famiglia ma al tempo stesso uno “scugnizzo” che ha vissuto l’esperienza della comunità di recupero dalle dipendenze. “Da ragazzino facevo stupidaggini ma erano tutte leggere. Sono cresciuto con la fame di volere diventare per forza qualcuno e mi sono sempre rifugiato nell’arte perché sapevo che ero quello il mio habitat naturale. Il palco è la mia anima. Volevo superare il disagio mentale che era dentro di me, quello in cui sai che stai crescendo in un posto così rischioso, solo per l’aria che respiri. Io abito nel triangolo della morte, Nola è al centro tra la provincia di Caserta, Acerra e Secondigliano, e ho visto gente morire di cancro per chissà quali rifiuti speciali sono stati sepolti lì.” Clementino racconta poi quello che lui stesso definisce il periodo più buio della sua vita: “Quando ho cominciato a vivere da solo, a Roma, ho cominciato a provare le droghe, quasi tutte. Mi sono reso conto di essere arrivato al fondo quando non mi sono presentato alla presentazione del mio album. C’’erano tutti i giornalisti per la conferenza stampa e io ho fatto avvisare da un mio amico che non sarei andato. Il giorno dopo è arrivato il pentimento. Quando diventi famoso, pensi di essere intoccabile e di poter fare tutto ma devi utilizzare le passioni per superare gli ostacoli. La cosa più cattiva che ho fatto è rovinare me stesso.” Inevitabile parlare con lui del mito Diego Armando Maradona, su cui dichiara: “Quando mi ha rivisto, dopo un breve incontro avvenuto anni prima, mi ha detto «ma dove eri finito?», dimostrandomi che si ricordava di me”.
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