
Nella seconda tappa a Varedo della Design Week 2025, Alcova si insinua tra le fenditure del tempo e della materia. C’è un filo invisibile che lega tutte le presenze: è fatto di biopolimeri e radici, di gesti antichi e superfici in divenire. È un design che respira, si consuma, si trasforma. Che rinuncia alla forma fissa per abbracciare il ciclo vitale, l’organico, l’effimero.
Alle Serre di Pasino – costruzioni in metallo e vetro segnate dal tempo, un tempo dedicate alla coltivazione delle orchidee bianche – tutto parla di metamorfosi. La natura ha preso possesso dello spazio, si arrampica sulle strutture, s’insinua nelle crepe, trasforma l’architettura in un organismo ibrido. Ed è qui che prende forma l’opera di Marcin Rusak, Ghost Orchid, una scultura in biopolimero PLA che si decompone per nutrire il suolo.
Un fiore fantasma che non fiorisce per essere ammirato, ma per sparire, lentamente, e diventare nutrimento. È l’inizio di un percorso che si muove tra fragilità e resistenza, memoria geologica e alchimia vegetale. Oltre, si incontrano le sperimentazioni di Greek Marble.x Object of Common Interest: con Soft Horizons, il marmo greco smette di essere monumento e si fa materia sensibile, che fluttua nell’acqua e risponde al movimento del corpo. Totem sospesi, circondati dal verde, si lasciano attraversare dal tempo e dalla luce, mentre un disco radiante evoca paesaggi lontani e stagioni interiori.
Più avanti, la terra prende la parola: Terraformæ, nato dalla storica Fornace Sant’Anselmo, presenta una trilogia in terracotta – Crudamura, Eroded, Weave – dove il gesto manuale torna a incidere il ritmo, a tracciare solchi, a scolpire la materia con lentezza. È una terra lavorata, attraversata, vissuta.
Chiude il percorso un’installazione che si fa respiro: Avau Parfum, con DWA Design Studio, costruisce un’architettura olfattiva che si attiva con il corpo e invita alla sospensione. Profumo, luce morbida, superfici leggere: un rito silenzioso che restituisce alla fragranza la sua natura effimera, quasi sacra.
Tra radici e biopolimeri, pietre sospese e profumi che svaniscono, Alcova riscrive il senso stesso del progetto: non più forma imposta, ma ascolto. Non oggetto, ma organismo.