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Edvard Munch, l'urlo interiore di un artista

Oltre cento opere del pittore norvegese a Palazzo Bonaparte di Roma fino a giugno

La mostra dedicata a Edvard Munch approda a Palazzo Bonaparte a Roma e resterà visitabile fino a giugno 2025. Oltre cento capolavori prestati eccezionalmente dal Munch Museum di Oslo per una straordinaria esibizione che racconta l’intera evoluzione artistica di uno dei principali simbolisti del XIX secolo, nonché precursore dell'Espressionismo. Al centro di “Munch” i temi a lui più cari, tra cui l’interpretazione della turbolenta essenza della condizione umana.

La vita tormentata come spunto per l’arte

Una vita segnata dal dolore quella di Munch: dalla perdita prematura della madre e della sorella alla morte del padre in età più matura. Infine, dalla tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen, sua musa. Eventi che hanno marcato l’artista, diventando il materiale biografico alla base della sua rielaborazione creativa e poetica. Dai volti privi di sguardo ai paesaggi indefiniti e l’uso non convenzionale del colore, l’esigenza di comunicare risulta impellente nella sua produzione. Non è difficile capire che quella stessa necessità gli ha consentito di trasformare le sue opere in messaggi universalmente condivisi, consacrandolo come uno degli artisti più importanti a cavallo tra i due secoli.

Colori uniformi e prospettive discordanti

La mostra, curata da Arthemisia, ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze autobiografiche. Un processo creativo che sintetizza ciò che l’artista ha vissuto e declinato in migliaia di stampe e dipinti. Tra i capolavori dell’artista, è possibile ammirare tele iconiche quali La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901), Danza sulla spiaggia (1904), nonché una delle versioni litografiche de L’Urlo (1895).