
Per la prima volta, approda in Italia l’arte di Jan Fabre, tra i più grandi innovatori della scena contemporanea.
L’esposizione Songs of the Gypsies e Songs of the Canaries alla Galleria Mucciaccia di Roma è un omaggio agli affetti dell’artista belga.
Da vedere due recenti capitoli della sua produzione: Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) e Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre).
Materiali e tonalità diverse, marmo di Carrara, colori a matita e tempera e il nerissimo Vantablack: in un gioco di rimandi, le opere esposte esplorano temi esistenziali, spirituali e scientifici, in bilico tra contemporaneità e intimismo.
Il primo capitolo della mostra Songs of the Canaries è un tributo alla fragilità della vita e al raggiungimento dei propri sogni, con canarini appollaiati in cima a cervelli umani, come a studiare i meccanismi della mente. Nel secondo capitolo, Songs of the Gypsies, il jazz e l'arte si mescolano con la vita più personale dell’artista, in un omaggio al figlio Django Gennaro, lo stesso nome del grande chitarrista jazz.
Su tutto, spicca la scultura monumentale The Man Who Measures His Own Planet, con le braccia tese a misurare l'immensità del cielo. Il suo viso, ha spiegato Fabre, è quello del fratello morto.
“La mia arte rifiuta il cinismo”, ha detto l’artista. “Si tratta di trascendere e di credere alla forza della bellezza, alla forza della vulnerabilità. La bellezza ha un potere incredibile. E anche l'arte. Se togliete l'arte e la bellezza da una società, questa si ucciderà da sola”.
La mostra, un viaggio tra simbolismo e innovazione, sarà aperta fino al 18 aprile 2025.
05 marzo 2025