La luce che filtra da una finestra, un vaso di fiori lasciato sul tavolo, una coppa di frutta che sembra sospesa nel tempo.
È così che Pedro Almodóvar, maestro del cinema e grande narratore di passioni, svela il suo lato più intimo: quello del fotografo.
Con la mostra “Vida Detenida”, ospitata fino al 21 ottobre nello spazio Il Meccanico a Verona all’interno del festival Grenze Arsenali Fotografici, il regista spagnolo porta per la prima volta in Italia le sue nature morte.
Pedro Almodóvar Credits: Getty Images
Chi conosce Almodóvar per i suoi film, da Tutto su mia madre a Dolor y Gloria, rimarrà sorpreso davanti a questi scatti che parlano di quiete e tempo sospeso.
Vida Detenida_Pedro Sin Titulo Almodovar 2017 Credits: Courtesy Press Office
Oggetti quotidiani si trasformano in protagonisti: fiori che sembrano respirare, bicchieri che custodiscono segreti, stoviglie che diventano reliquie pop.
È la stessa estetica che attraversa il suo cinema, ma filtrata da un’intimità che rende le opere una sorta di confessione.
Pedro ALMODOVAR 2017, Pedro ALMODOVAR Jarrones naranja y azul, 2017 Credits: Courtesy Press Office
Il curatore Simone Azzoni descrive le fotografie come “vite ferme”, piccoli altari pagani che ricordano la pittura spagnola seicentesca ma con l’ironia e l’eccesso cromatico tipici di Almodóvar.
Un dialogo tra memoria e desiderio, in cui anche un limone tagliato a metà diventa manifesto di fragilità e bellezza.
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