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Fuori Salone, Alcova trasforma l'ex SNIA di Varedo in un laboratorio di possibilità

Alla Design Week 2025, tra sperimentazione radicale e visioni materiche, il futuro abita le rovine

La Design Week 2025 continua a sorprendere. Siamo ancora a Varedo, per l’ultima nostra tappa, dove Alcova spinge lo sguardo oltre i confini già esplorati, abbandonando le ville per addentrarsi in territori dimenticati: ex fabbriche, architetture agricole, spazi sospesi nel tempo che tornano a vivere grazie al design.

Un’immagine della navata della SNIA di Varedo (foto Piergiorgio Possenti)

Tra le tappe più potenti di questa edizione c’è l’ex SNIA, un tempo cuore pulsante del tessile italiano, oggi rovina affascinante in cui il razionalismo industriale del Novecento si confronta con la visione contemporanea. Mattoni rossi, travi d’acciaio, pavimenti scomparsi e muri scrostati diventano scena per una sperimentazione radicale, in bilico tra memoria e futuro. Alcova apre al pubblico due navate. Oltre, la natura ha ripreso il suo posto, silenziosa e potente.

L’esterno della fabbrica (foto Piergiorgio Possenti)

È l’urbex (Urban Exploration, l’esplorazione di luoghi abbandonati, spesso per fotografarli e scoprirne la storia nascosta) nella sua forma più pura: la fabbrica come palinsesto di stratificazioni, fatto di ruggine e grafite, dove ogni crepa racconta una storia. All’interno, si alternano visioni sorprendenti: una stampante 3D capace di sfornare sedie in meno di cinque ore; una materioteca finlandese che parla il linguaggio del rigenerato e del possibile; un hammam gonfiabile, attivo dieci minuti al giorno. E per chi ha bisogno di una pausa, ci sono le sculture morbide della T.o.y.s. Exhibition, che ci ricordano quanto il design sappia essere anche leggero, ironico, vivo.

Le sculture morbide della T.o.y.s. Exhibition (foto Lorenzo Capelli) La sauna Drops Of Sweats, Warm Weekend di Mathias Palazzi e Robinson Guillermet (foto Camille Lemonnier)

Ma è Under the Volcano l’installazione che lascia davvero il segno. Nella navata più maestosa, quella che colpisce al primo sguardo, si compie una vera metamorfosi. L’opera porta la firma di Ranieri, azienda che lavora la pietra lavica alle pendici del Vesuvio, e ci immerge in una visione che fonde materia e suono. La colonna sonora di Rodrigo D’Erasmo accompagna il cammino tra sculture in pietra lavica nate dalla collaborazione con l’artista Quayola, che ha “sfigurato” i blocchi con simulazioni algoritmiche dell’erosione.

L’installazione Under the Volcano Francesco Meda e David Lopez Quincoces per Ranieri. L’installazione Under the Volcano Francesco Meda e David Lopez Quincoces per Ranieri.

Accanto, i totem firmati da Francesco Meda e David Lopez Quincoces, costruiti con tessere e tegole smaltate, si presentano come reliquie di un’architettura immaginaria. E poi si scopre che la lava può cambiare forma. La sua natura si trasforma attraverso un processo innovativo messo a punto da Ranieri che le dona nuova vita e nuove possibilità. Qui, la materia si fa fluida, si modella in geometrie impossibili per la lava allo stato naturale, si assottiglia fino a 6 millimetri di spessore e si rafforza, senza mai spezzarsi. Il cuore resta quello della pietra vulcanica, ma l’anima è più morbida, resistente, duttile. La collezione Reborn fatta di sedute dalle forme ancestrali nasce da un ciclo produttivo più rapido, efficiente e sostenibile, che apre la strada a nuove applicazioni nel design e nell’architettura. Dalle superfici ai dettagli più sottili, dalle forme organiche a quelle più complesse, è il risultato di un’innovazione tecnologica che trasforma la pietra lavica riciclata in un materiale più leggero, resistente e versatile. Un nuovo inizio per la materia, un nuovo orizzonte per il progetto.