La distruzione si trasforma in rinascita, la meccanica si fonde con l'organico e l'arte diventa un giardino post-apocalittico. Nel cuore delle Marche, a Gradara (PU) - borgo sospeso nel tempo che custodisce secoli di storia, dominato dal celebre castello teatro del tragico amore tra Paolo e Francesca cantato da Dante – il MARV – Museo d'Arte Rubini Vesin ospita la prima grande personale in Italia dell'artista giapponese Keita Miyazaki: Post-Apocalyptic Bloom, fino al 6 luglio 2025. Una mostra che trasforma lo spazio espositivo in un giardino meccanico e poetico, dove la memoria dell'industria si intreccia con la delicatezza della natura.

Fiori di carta sbocciano da pezzi di ricambio automobilistici. Arte spinta e ispirata soprattutto dal disastro nucleare di Fukushima, perché sostiene l’artista, classe 1983, “la nascita e la distruzione sono un po’ la stessa cosa. Accadono sempre insieme”.

L'esposizione, che dal 7 luglio e fino al 6 settembre 2025 sarà poi visitabile alla Rocca, si inserisce nel percorso di dialogo tra storia e contemporaneità che Gradara attivato negli ultimi anni, facendo della cultura un motore di rinascita, proprio come accade nelle opere di Miyazaki.
L'artista - già protagonista di mostre in importanti istituzioni come il Victoria and Albert Museum, il Centre Pompidou, il Jameel Arts Centre e il Palais de Tokyo, fonde materiali industriali – componenti meccaniche, motori dismessi, metalli – con elementi delicati e artigianali come carta piegata a mano, feltro cucito, tessuti: una combinazione che richiama il concetto di wabi-sabi, ovvero la bellezza dell'imperfezione e della transitorietà. Le sue sculture raccontano un mondo post-apocalittico che rifiorisce , in cui ciò che era rottame diventa simbolo di nuova vita.

"Le opere di Keita Miyazaki mi colpiscono profondamente per la loro malinconica armonia. C'è in esse una bellezza fragile e imperfetta che richiama la filosofia giapponese del wabi-sabi: una bellezza triste, incompleta, che accetta il tempo, l'asimmetria e la decadenza come elementi essenziali”, commenta il curatore Riccardo Freddo “Le sue sculture si radicano proprio nell'idea che il bello possa nascere anche dal difetto, dall'errore, dall'imperfezione”.
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