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Le Iene, Matteo Mariotti: "Mi hanno fatto passare per truffatore"

Nella puntata di martedì 9 gennaio l'intervista di Cizco e Giovanni Fortunato al ragazzo a cui hanno amputato la gamba dopo l'attacco di uno squalo

Matteo Mariotti _ Le Iene



Nel servizio in onda a Le Iene martedì 9 gennaio in prima serata su Italia 1, la lunga intervista di Cizco e Giovanni Fortunato a Matteo Mariotti, il ragazzo di Parma a cui hanno amputato metà gamba sinistra in seguito all'attacco di uno squalo in Australia, lo scorso 8 dicembre 2023.

All'inviato, Matteo racconta i momenti in cui il pescecane lo ha attaccato: "Sono entrato in acqua e dopo un paio di minuti ero a circa 15 metri dalla riva. L'acqua mi arrivava ad altezza petto e mentre mettevo la pinna destra ho sentito questa enorme fitta al piede, purtroppo girandomi ho visto questa enorme ombra, non so dire quanto, però a me è risultata molto grande. In una frazione di secondo mi sono sentito tirare verso una cinquantina o sessantina di metri da dove ero prima. Non so quanti secondi siano passati, è stato abbastanza lungo e nel momento in cui mi trascinava, sapevo che avrei dovuto lottare. Sono riuscito a mettermi la maschera, prendere fiato e sono andato sott'acqua. Il pescecane, che probabilmente era un tigershark, era abbastanza grande con una bocca molto più larga delle mie gambe. Mi ha morso tre o quattro volte, ingerendo la pinna in plastica dura che avevo al piede e che mi ha aiutato".

Il ragazzo alla Iena racconta della lucidità con cui è riuscito a spingere via lo squalo nel momento in cui aveva aperto la bocca: "Ho capito subito che la situazione fosse gravissima e quando ho visto che continuava a venire sempre più avanti, mi sono messo in questa posizione: due mani appoggiate al muso e l'altro piede al centro. In quel momento ho sentito il morso, lo squalo mi ha tagliato la gamba di netto con tanto di ossa, era rimasta attaccata solo per un piccolo lembo di pelle. Ho pensato che mi dovevo liberare, o vinceva lui o vincevo io. Mi ronzava in testa il pensiero di non tornare più a casa. Ho avuto paura proprio di perdere la mia famiglia e i miei amici".

Matteo racconta del perché avesse acceso la telecamera che aveva con sé nel momento in cui doveva solo pensare a salvarsi la vita: "Quando ho iniziato ad andare verso la riva, mi sono accorto di avere ancora la telecamera in mano, non l'ho mai persa anche quando mi sono liberato dallo squalo e così l'ho accesa. Ero convinto che lo squalo prima o poi sarebbe tornato. Ho pensato che Tommaso, il mio amico che era lì in spiaggia, avrebbe trovato la telecamera e avrebbe capito come sarei morto. Volevo dire a tutti i miei amici e alla mia famiglia che li amavo. Voglio che la gente provi a immedesimarsi, io ero pronto a sentire il morso dello squalo e dire addio vi voglio bene. Invece c'è chi ha pensato che ho fatto questo video solo per le visualizzazioni".

Inoltre, Matteo prova a fare chiarezza sulla raccolta fondi, aperta dai suoi amici per aiutarlo ad affrontare le spese mediche, che ha sollevato molte polemiche. In particolare, una nota blogger chiedeva ulteriori spiegazioni sull'utilizzo di questi soldi, a sua detta, poco chiare. Rispondendo alle critiche mosse, Matteo spiega: "La raccolta è stata aperta dai miei amici mentre ero in rianimazione. È stato un loro gesto spontaneo, per permettermi di affrontare le spese mediche che avrei dovuto e che dovrò sostenere. Solo i biglietti aerei per avere mio papà e mia zia in Australia con me sono costati sei mila euro. Questa raccolta è stata fatta per aiutarmi. L'Italia ti fornisce la protesi base, uno come me che ha vent'anni, che vuole ad esempio continuare a praticare i suoi sport deve spendere dei soldi. Vorrei solo tornare un minimo alla mia vita normale. Io però i soldi della raccolta non li ho ancora toccati. Sarò in grado di fare una specifica di come verranno spesi. Se mi avanzeranno, li utilizzerò per comprare nuove protesi perché ho vent'anni e so che con il tempo ne dovrò cambiare tante".

Infine, Matteo conclude: "Mi hanno fatto passare per truffatore, per manipolatore, poi per uno che si dovrebbe far curare. Non mi è stata data occasione di spiegare. Mi sono anche fatto vivo con questa persona, per chiarirci nonostante fossi sotto farmaci e quindi neanche troppo lucido. Ma tutto l'odio di questa persona che mi è stato ribaltato addosso mi sta facendo più male rispetto a quello che mi ha fatto lo squalo".

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