Verissimo ricorda Sinisa Mihajlovic, scomparso il 16 dicembre. Nel 2020 il campione aveva raccontato la sua battaglia contro la leucemia che l’ha colpito nel 2019. "Io pensavo di non potermi mai ammallare, ma quando meno te lo aspetti succede quello che è successo a me", aveva affermato l'allenatore.
Parlando della diagnosi: "Ti passa davanti tutta la vita quando ti senti dire certe cose, i primi giorni piangevo e ridevo, poi dopo due giorni ho deciso di andare dritto per la mia strada e non vedevo l'ora di iniziare le cure".
L'allenatore aveva raccontato come aveva detto della diagnosi alla sua famiglia: "Mia moglie e le mie figlie erano in Sardegna e gliel'ho detto al telefono: dirlo al telefono è brutto ma certe cose meglio dirle che non dirle. Così loro hanno preso un aereo e sono venute da me".
Sinisa Mihajlovic aveva raccontato il suo percorso di cure: "I primi 43 giorni sono stati i più duri. Ho fatto tredici chemioterapie in cinque giorni, ma già dopo il terzo avevano annientato tutto. Il primo ciclo è stato il più pesante, mi sono venuti anche degli attacchi di panico che non avevo mai avuto perché ero chiuso in una stanza con l’aria filtrata: non potevo uscire e stavo impazzendo. Volevo spaccare la finestra con una sedia, poi mia moglie e alcuni infermieri mi hanno fermato, mi hanno fatto una puntura e mi sono calmato".
L'allenatore aveva ricordato anche la prima volta che è sceso in campo dopo l'annuncio della malattia: "Tanta gente si vergogna di farsi vedere in quello stato, ma io non mi vergogno perché fa parte della vita. Io non penso di essere un eroe, sono un uomo come tutti, con i suoi pregi e i suoi difetti".
Sinisa aveva lanciato anche un messaggio a chi come lui si trova ad affrontare una battaglia difficile: "Ho affrontato la malattia nel mio modo. Ma gli altri non devono affrontare la loro lotta come ho fatto io. Io ho fatto così, ma altri possono affrontare la loro battaglia diversamente. L'importante è non perdere mai la voglia di vivere, di combattere".